Attraverso il mio lavoro artistico si manifesta un processo di espiazione lento e inesorabile, privo di una catarsi definitiva. Le mie installazioni su carta e i rotoli densi di segni ripetuti non offrono un’immediata liberazione emotiva, ma invitano a una riflessione graduale sulla condizione umana.
In “Just a Ride”, questa dimensione si traduce nella ripetizione quotidiana di un’azione apparentemente banale: salire e scendere 120 gradini per raggiungere la mia casa. Un gesto automatico, ma denso di significato. Ogni scalino diventa traccia, inciso nel lungo rotolo di carta di 40 metri, testimonianza di un percorso senza fine.
Come Sisifo, condannato a spingere il masso per poi vederlo rotolare giù, trovo nel mio lavoro una riflessione sulla ciclicità della vita, sulle azioni che si ripetono senza una soluzione definitiva. Non c’è una risposta ultima, solo un continuo fluire, una giostra che ci spinge avanti, tra fatica e sorriso. Perché, in fondo, la vita è un mistero da accettare e vivere pienamente.